- On. Andrea Giarrizzo, quali sono i punti programmatici che devono essere assolutamente affrontati nella prossima legislatura?
Nella prossima legislatura si dovrà dare particolare attenzione alle conseguenze che questa crisi di Governo sta innescando nel Paese, dato che abbiamo attualmente un’amministrazione che può solo lavorare ad affari correnti. Sul tavolo ci sono molti temi come: il contrasto al caro bollette, la battaglia per ottenere maggiori risultati sul gas ed energia, i fondi del PNRR che vanno trattenuti e le scadenze rispettate, il superbonus che va rivisto e migliorato, il tema dei giovani dal salario equo alla formazione delle nuove competenze del futuro e ancora allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile dove c’è necessità di concentrarsi per attrarre investimenti dall’estero, ma anche fornire gli strumenti alle nostre startup per spiccare il volo col mercato estero.
In aggiunta il tessuto industriale e imprenditoriale va alleggerito, supportato e considerato non come un nemico, ma come il motore del Nostro Paese, creando anche dei dialoghi costruttivi con i lavoratori per avere un rapporto equo e bilanciato e non inquisitorio verso i datori di lavoro che compiono sacrifici enormi ogni giorno. L’ambiente va messo al centro di tutto quello che abbiamo appena detto, non per moda, ma per necessità del nostro pianeta e dei nostri territori. Potrei continuare ma è giusto rimanere coi piedi per terra e andare per gradi. Ci sono tante cose di cui non mi occupo personalmente che è giusto dica chi di competenza.
- Il tema della coesione territoriale e dello spopolamento delle aree interne è cruciale all’interno del PNRR. Secondo lei riusciranno i territori a cogliere questa occasione? Di che strumenti hanno bisogno i Comuni per attuare le politiche all’interno del PNRR?
Il PNRR è una manna dal cielo e bisogna sfruttarlo fino in fondo. Non è facile purtroppo per i nostri enti locali che combattono ogni giorno con burocrazia e difficoltà nella progettazione. Per questo motivo noi puntiamo ad agevolare questi processi per far sì che i sindaci possano avere accesso più rapido ai bandi e progettazione veloce ed efficiente. Le aree interne saranno quei territori che nei prossimi vent’anni, a mio modesto parere, verranno ripopolati da tutti coloro che non ameranno più la vita nelle grandi città e quindi non possiamo farci scappare l’occasione di renderli più attrattivi e predisposti.
- Il tema del lavoro per il mondo dei 20e30 è cruciale per la loro crescita nel Nostro Paese. Quali sono le politiche fiscali e non, in tale campo che devono essere attuate?
Questa domanda è così grande che non basterebbero parole per esprimere i concetti più adatti. L’unica cosa che posso dire è che ci sono già diverse misure volte a dare loro la possibilità di avere delle opportunità all’interno del tessuto imprenditoriale italiano, spesso volte ai datori di lavoro. Bisogna sicuramente lavorare a nuove misure volte direttamente a loro, mi viene in mente tutto il lavoro che ho fatto insieme alla collega On. Alaimo, con il progetto “Giovani, Rilancio e Sviluppo “, abbiamo dato ampio focus e portato a casa importanti misure nell’ambito della formazione alle nuove competenze del futuro e all’autoimprenditoria, oppure dei docenti e ricercatori (o laboratori altamente qualificati) che dall’estero vogliono tornare in Italia, c.d. cervelli rimpatriati, o ancora dei nomadi digitali e delle giovani donne aspiranti imprenditrici, ecc. Si tratta di riportare al centro i giovani e non arrivare a loro indirettamente tramite altre categorie.
- Siamo un Paese innovativo o solo un Paese di innovatori? Che cosa manca per poter uscire da questa morsa tra passato e futuro? Può bastare un Ministero dell’Innovazione per cambiare le politiche pubbliche in Italia?
L’Italia è un paese che gode di una grande virtù, la creatività. Siamo uno dei paesi più creativi al mondo, ci differenziamo per le nostre grandi doti e soft skill. Oltre a questo, abbiamo un interessante universo innovazione esteso in tutta Italia dalla Sicilia in su. Siamo tutti una grande famiglia, ma una delle cose che frena questo grande potenziale è il poco dialogo tra i vari ecosistemi locali. Ci vorrebbe più condivisione e più voglia di crescere tutti insieme. Questo non significa che ognuno di questi mondi non sia florido o non produca. Abbiamo delle eccellenze internazionali e delle eccellenze consolidate in Italia ma con un enorme potenziale da internazionalizzare. Quello che paghiamo molto è la poca fiducia degli investitori esteri nei nostri confronti ed è per questo motivo che stiamo lavorando tanto per rendere più attrattivo il nostro Paese e il nostro ecosistema. Non è solo questione di Ministero dell’Innovazione, non può essere solo quello a dare il vero slancio alle nostre realtà. Lo slancio lo crea la cultura, la voglia di mettersi in gioco e soprattutto la voglia di farlo tutti insieme. Sono un amante della formazione imprenditoriale, si sa e si è visto con la mia associazione Startup Super School e con le normative che ho portato fino in fondo, credo fortemente che questa possa essere la vera chiave di svolta del nostro tessuto innovativo. Bisogna che si acquisisca consapevolezza reale del potenziale che abbiamo e del valore che le nostre startup hanno nei confronti degli ecosistemi innovativi esteri, in termini di prodotti, servizi e soprattutto consulenza nell’ottica dell’open innovation. Abbiamo dei colossi che sono partiti da zero come piccole startup e adesso sono vere e proprie società per azioni e fanno tuttora parte del nostro tessuto, questi sono esempi che ci fanno capire che possiamo fare tanto e loro sono quelli che, dialogando e condividendo, possono dare una spinta in più a tutti. Sono convinto che se vogliamo possiamo arrivare lontano.L